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Il valore della ristorazione cooperativa: l’esperienza piemontese di Osteria Montebellina

Il valore della ristorazione cooperativa: l’esperienza piemontese di Osteria Montebellina

La seconda edizione de Il Gusto della Cooperazione mette in luce il ruolo della ristorazione cooperativa in Italia come spazio di inclusione e motore di sviluppo territoriale. Tra le esperienze piemontesi, spicca l’Osteria Montebellina della cooperativa Progetto Emmaus.

 

venerdì 21 novembre 2025

 

La presentazione romana della seconda edizione de Il Gusto della Cooperazione ha offerto uno sguardo ampio e autentico sulla ristorazione cooperativa italiana, mostrando come questi luoghi siano capaci di coniugare cucina, responsabilità sociale e radicamento nelle comunità. L’iniziativa riunisce 176 ristoranti cooperativi distribuiti in tutte le regioni, delineando una mappa nazionale in cui il cibo diventa ponte tra tradizioni locali, accoglienza e sviluppo.

Un quadro nel quale il Piemonte si distingue grazie a realtà solide, capaci di trasformare la ristorazione in un presidio sociale, oltre che gastronomico. Un valore che il presidente di Confcooperative, Maurizio Gardini, ha voluto rimarcare: «la scoperta dei tanti ristoranti in Italia, nati dal desiderio di valorizzare persone, luoghi, prodotti e ricette, restituisca la dimensione di quanto cooperare possa generare valore e creare opportunità di crescita e sviluppo»

La guida, promossa da Confcooperative e FondoSviluppo e realizzata dall’editore Pecora Nera, rappresenta un’evoluzione della prima edizione, come evidenziato da Fabiola Di Loreto, direttore generale di Confcooperative: è «più ricca della prima, con conferme e novità che attraversano tutto il territorio nazionale con proposte di ristorazione cooperativa presenti in tutte le Regioni d'Italia: racconti, territori, tradizioni, esperienze di chi insieme al buon cibo ricerca benessere e accoglienza».

All’interno di questo contesto, la presentazione de Il Gusto della Cooperazione ha permesso di mettere in luce quanto la cooperazione sappia incidere sul tessuto sociale, costruendo luoghi che interpretano la ristorazione come occasione di crescita per le persone e per i territori. Tra le esperienze più significative, l’Osteria Montebellina della cooperativa Progetto Emmaus di Alba è diventata un esempio emblematico di questo intreccio: un luogo dove la tradizione culinaria si combina con percorsi di inclusione lavorativa rivolti a persone fragili.

Proprio a Roma, due rappresentanti della cooperativa hanno portato una testimonianza diretta del significato di questo lavoro. Sara Limani, oggi cameriera all’Osteria, ha restituito con sincerità il valore umano di questa esperienza: «Quando sono arrivata pensavo di aver trovato un semplice lavoro. In realtà, col tempo, ho capito che quell’osteria sarebbe diventata un luogo fondamentale per me: un punto fermo, un posto dove crescere e cambiare davvero».
Il suo racconto affronta anche il tema della fiducia ritrovata: «All’Osteria non ero più la ragazza con un passato complicato: ero semplicemente Sara, una persona che voleva imparare un mestiere. Ogni abilità che acquisivo era una conferma che potevo farcela».
E sintetizza con lucidità ciò che Montebellina rappresenta per chi entra in questo percorso: «Montebellina mi ha dato una routine, una sicurezza e soprattutto un senso di appartenenza. È stato un luogo di rinascita».

A completare questo quadro umano, il contributo di Roberto Intelisano, coordinatore dell’Osteria per Progetto Emmaus, che ha portato l’attenzione sulla complessità dei percorsi di inserimento: «Ogni percorso va decifrato con cura. Potremmo limitarci a chiedere alle persone fragili di fare ciò che riescono, ma il nostro compito è diverso: cerchiamo, anche modificando i nostri processi, di individuare il modo in cui ognuno possa dare il meglio, anche in forme non convenzionali».
Nelle sue parole emerge anche una riflessione sugli stereotipi che ancora accompagnano il lavoro sociale: «C’è ancora chi pensa che in un’osteria sociale le spese per il personale siano basse perché ci lavorano i “ragazzi disabili”. In realtà le retribuzioni sono le stesse degli altri colleghi e spesso abbiamo bisogno di personale aggiuntivo per garantire un supporto adeguato. Eppure alcuni clienti continuano ad aspettarsi prezzi più bassi, come se il sociale dovesse costare poco. Invece dovrebbe essere una scelta consapevole».

Il presidente di Confcooperative Piemonte Sud, Mario Sacco,ha voluto sottolineare il valore strategico di queste esperienze per le comunità locali:
«La ristorazione cooperativa dimostra che l’impresa può essere un luogo di crescita non solo economica ma anche sociale. Realtà come l’Osteria Montebellina ci ricordano che investire sulle persone significa rafforzare l’intero territorio, creando opportunità autentiche e durature. È questa la direzione che vogliamo continuare a sostenere».